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giovedì 22 ottobre 2009

Recensione di Nora
ZORRO 
UN EREMITA SUL MARCIAPIEDE
Libro, Italia - 2004
Scritto da: Margaret Mazzantini
Edizione Italiana: Mondadori



La Mazzantini scrive questo libro per il marito, Sergio Castellitto, per esaudire un suo desiderio forse nascosto e farlo tornare in teatro, “in quella vecchia placenta dove era nato come attore” e da qui nasce Zorro.

Zorro è un attore e un regista: è colui che determina il taglio artistico della sua vita e poi agisce in coerenza con esso. 
Tramite la sua scelta di vita sui marciapiedi, arriva a scoprire e riscoprire l’IO-SONO. 
Il laboratorio teatrale della sua esistenza è la strada, come luogo fisico ma soprattutto mentale. 
“Il cielo di città mi piace perché puzza di basso, di uomini. Il cielo di campagna invece mi fa paura. C’è solo roba del Signore, lassù: stelle, stelloni, nuvole al galoppo. La natura è tutta arrogante, è roba diretta del Signore, e giustamente, un po’ di strafottenza ce l’ha. Oh, intendiamoci, se fossi un olmo sarei un po’ stronzo anch’io. Ma siccome sono un uomo, di starci sotto, all’olmo, non mi va.” 
Zorro ha preso ironicamente coscienza dei suoi limiti, li ha cercati e ha consapevolezza del sé, forse più di molti di noi. 
La sua è un’esistenza semplice, ma certo non per questo superficiale, e ciò lo investe di quel senso poetico che ognuno possiede e che spesso è nascosto tanto in fondo da non riuscire a recuperarlo. 
Infatti per lui la qualità del sentimento conta più della forma dell’atto. 
La stessa Mazzantini, consapevole e vittima di questo fascino, introduce il suo lavoro scrivendo: “Ho sempre pensato che la marginalità, nella sua terribile durezza, sia un osservatorio privilegiato”. 
Il nostro Zorro è un filosofo della strada che elabora interessanti teorie, non scevre d’ umorismo, colle quali si fa amare dal lettore dalla prima all’ultima pagina.

“Con l’igiene non bisogna troppo strafare. Se hai paura del tuo sapore, c’è qualcosa che ti va storto dentro. Io c’ho esperienza e ti dico che più ti lavi e più puzzi.”

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